Confessate liberamente: avete più e più volte usato il paragone con un altro vino per descrivere ciò che stavate roteando dentro al calice. Il Chianti o il Barolo che “pinotteggia”, per far riferimento ad un carattere di eleganza e stratificazione olfattiva accompagnato da un sorso tannicamente setoso, diventa un modo abbastanza comune e rapido per far capire cosa si intende. Peggio ancora, a volte ci si addentra anche nelle sottozone, spingendosi oltre lo stereotipo comune del Pinot Noir, facendo riferimento alla Côte de Beaune o alla Côte de Nuits a seconda del grado di rusticità, tannino e suadenza olfattiva che si riscontri. A che è servita tutta questa premessa? Probabilmente a nulla o solo per giustificare il fatto che secondo me il Grecomusc’ 2010 di Contrade di Taurasi “rieslingheggia”.
Cosa intendo per “rieslingheggia”? Partiamo dalle basi, da dove nasce questo vino. Innanzitutto il Greco Muscio è una “bestia” strana: viene descritto come nome locale del Rovello Bianco o Roviello ed è una varietà a bacca bianca presente nel distretto taurasino. Non è imparentata con nessuna delle altre cultivar autoctone irpine, nemmeno con il Greco, con cui rischia di essere confuso e del quale era in passato uva da taglio. Il termine “muscio” si ricollega alla caratteristica dell’acino, la cui buccia piuttosto spessa prende il sopravvento con la maturazione rispetto alla polpa, dando l’aspetto “moscio” al chicco. Con queste premesse morfologiche è facile intuire come si tratti di un’uva “sfavorevole” nella resa in vinificazione: poca polpa e poco liquido, ma la famiglia Lonardo, con Antonella e il marito Flavio Castaldo in testa, intuirono immediatamente le peculiarità uniche di questo vitigno, decidendo di vinificarlo in purezza.
Il Grecomusc’ nasce da vigne vecchie, buona parte delle quali a piede franco, ubicate tra Taurasi, Mirabella Eclano e Bonito, poste tra i 300 e i 500 metri di altitudine, su terreni di diversa composizione, in prevalenza sciolti, calcarei con presenza di ceneri laviche in superficie.
All’olfatto il carattere montano emerge lampante, con un’immediata freschezza che spicca sotto forma di un sottofondo mentolato-vegetale, a cui si affiancano note di agrumi, cedro e limone in particolare. E poi albicocca, pesca e una florealità variegata, che spazia continuamente dal giallo al bianco per poi giungere a quello slancio idrocarburico che induce ad immaginare un gemellaggio teutonico insospettabile. La bocca ha struttura, sapidità netta ma soprattutto acidità fresca, vibrante, corroborante. Il sorso è coinvolgente e chiude su note agrumate.
Capito perchè “rieslingheggia”? Tutto sommato lì, sotto quelle vigne, potrebbe scorrere la Nahe. E invece c’è il fiume Calore. Intorno ai 15 euro in enoteca.
Contrade di Taurasi
Indirizzo: Via Municipio, 30 – Taurasi (AV)
Telefono: +39 0827 74483 – +39 333 2525215
Sito Internet: www.cantinelonardo.it
Email: lonardos@libero.it
Superficie aziendale vitata: 5 ha (4 ha di proprietà)
Bottiglie annue prodotte (media): 18-20.000
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