Alepa - Ricco Bianco '10

La Campania che “rodaneggia”: Alepa, Riccio Bianco 2010

Sono anni che si discute, perlomeno in Campania, sulla “tipicità” del Pallagrello Bianco. Come accaduto anche per pallagrello nero e casavecchia, ci è voluto un faticoso lavoro di recupero per riportarlo nello scacchiere varietale della regione. E in una prima fase i pochi vini prodotti riflettevano l’inevitabile confusione ampelografica legata ai processi di mappatura genetica e selezione clonale. In alcune zone lo si designava quasi come sinonimo di coda di volpe o falanghina e gli stessi vivai, anche quelli più attrezzati, si sono trovati a propagare e commercializzare come Pallagrello Bianco barbatelle poi rivelatesi non corrispondenti al profilo.

Il quadro è decisamente più chiaro ed ordinato da un paio di lustri a questa parte: i vigneti si stanno pian piano ricostituendo, la tipologia Pallagrello Bianco è stata inserita nell’Igp Terre del Volturno, si inizia addirittura a ragionare sull’opportunità di dedicare una denominazione specifica al vitigno, come già è stato fatto per il Casavecchia di Pontelatone. Ma soprattutto è finalmente possibile mettere insieme un primo gruppo significativo di etichette che consentono un confronto sensato, bicchieri alla mano, sulle dotazioni organolettiche ed espressive del vitigno casertano. Esplorando l’area delle Colline Caiatine, oggi si riescono a recuperare annualmente almeno una ventina di campioni diversi, proposti da una quindicina di aziende imbottigliatrici. Si costruisce gradualmente uno storico di annate, si delinea un’idea quantomeno sommaria di distretto e di terroir, ci si misura con un panorama già abbastanza variegato di interpretazioni stilistiche.

Ma resta complicato rispondere alla domanda iniziale: il Pallagrello Bianco aromaticamente e gustativamente “didattico” per molti versi non esiste, o meglio, suggerirne un paradigma in bottiglia è ancora in buona parte un azzardo. Ma da qualche parte bisogna pure iniziare e, se dovessi pensare ad un’unica etichetta esplicativa dell’identità e delle potenzialità insite nel vitigno casertano, molto probabilmente sceglierei il Riccio Bianco 2010 della cantina Alepa di Caiazzo.

Alepa - Ricco Bianco '10 (retro)
Mi aveva già molto colpito ed incuriosito all’uscita (nella primavera del 2012), ma il riassaggio di qualche sera è stato forse perfino più convincente in rapporto alle questioni su cui stiamo provando a ragionare. Mi sembra uno dei pochi vini che sceglie dichiaratamente di assecondare, anziché contrastarla, l’indole più solare, estiva, mediterranea del Pallagrello Bianco. Il vitigno caiatino raggiunge facilmente gradazioni zuccherine importanti, tende a surmaturare e non è sempre facile cogliere il momento migliore di raccolta per salvaguardare una dotazione acida relativamente bassa, perlomeno se confrontata con quella delle altre principali varietà regionali (falanghina, fiano e greco in testa). Specifiche viticole vissute come limiti quasi invalicabili da tanti tecnici e vigneron della zona, specialmente quando l’obiettivo è quello di poter proporre nella propria gamma un bianco di profilo “classico”, giocato sulla freschezza del frutto e su una silhouette gustativa snella. Per quanto non manchino buoni risultati su questo fronte, ho l’impressione che il Pallagrello Bianco possa giocare al massimo per il pareggio se il terreno di sfida è quello della tensione verticale. Esistono in regione vitigni e territori probabilmente più adatti a plasmare bianchi di stampo “nordico”, mentre ci sono sicuramente meno opzioni per chi ama tipologie più vicine ad un’idea “sudista”. I migliori Pallagrello Bianco possono andare ad occupare questo spazio in qualche modo ancora vuoto, proponendosi agli operatori più attenti, intenzionati a coprire un arco espressivo completo restando sempre in Campania.

Se i Fiano e i Greco delle zone interne scatenano continui parallelismi con gli chardonnay di Chablis e della Côte d’Or oppure con gli chenin blanc della Loira o, ancora, con certi riesling di Mosella e Rheingau, se i Muscadet atlantici vengono spesso evocati quando si assaggia una tipica Falanghina dei Campi Flegrei, i Pallagrello più esuberanti e saporiti possono giustificare paragoni con certi bianchi della Francia Meridionale, in particolare quelli a base roussanne e marsanne del Rodano. Sono vini di temperamento praticamente opposto a quello che siamo abituati a teorizzare per i grandi bianchi da invecchiamento: profilo maturo e terziario fin da giovani, sorso opulento e glicerico, sostegno assicurato dalla ricca spalla sapida più che sullo scheletro acido e minerale. Bottiglie che sanno spesso invecchiare magnificamente e regalare grandi emozioni a distanza di tempo, ad ulteriore dimostrazione del fatto che dati analitici e schemi organolettici non sempre sono adatti a spiegare ciò che si svela concretamente nel bicchiere.

Quelle suggestioni “rodaniane” che ricordavo nei primi assaggi del Riccio Bianco 2010, le ritrovo se possibile ancora più nitide e sorprendenti oggi: pesca gialla sciroppata, mais tostato, nespola, anice, arbusti mediterranei, curry, tocchi di propoli, il registro aromatico è totalmente sintonizzato su atmosfere calde e luminose. Nessun accenno fermentativo o lievitoso, nessuna ricerca di aromaticità “primaria”, una lettura a briglie sciolte che non ha paura di mostrare le curve: anima contadina e fisico da pin up, trova forza nell’impetuosa dimensione orizzontale e salmastra.

Alepa

Contrada SS. Giovanni e Paolo – Via Barraccone
Caiazzo (CE)
Tel. +39 0823 862755
www.alepa.it
info@alepa.it

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L'Autore

Paolo De Cristofaro

Paolo De Cristofaro

Irpino classe 1978, lavora a tempo pieno nel mondo del vino dal 2003, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione e il Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico di Gambero Rosso. Giornalista e autore televisivo, collabora per numerose guide, riviste e siti web, tra cui il blog Tipicamente, creato nel 2008 con Antonio Boco e Fabio Pracchia. Attualmente è il responsabile dei contenuti editoriali del progetto Campania Stories, nato da un’esperienza ultradecennale nell’organizzazione degli eventi di promozione dei vini irpini e campani con gli amici di sempre. Dal 2013 collabora con la rivista e il sito di Enogea, fondata da Alessandro Masnaghetti.
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