Nell’ultimo post provavamo a ragionare sulla dimensione, per molti versi sospesa tra passato e presente, del Falerno contemporaneo (link). Una storia che, come sottolineato, non ha più di cinquant’anni e si lega a doppio filo all’opera di pochi riconosciuti pionieri.
Tra questi c’è sicuramente Francesco Avallone, protagonista di un lavoro fondamentale per l’area del Massico agli inizi degli anni ’60. Quando era un giovane avvocato di belle speranze, assistente del famoso studioso di diritto romano Vincenzo Arangio-Ruiz *, col quale condivideva una grande passione per il Falerno, quello della storia e della letteratura classica. Un po’ per gioco, un po’ seriamente, Francesco si trovò a coinvolgere diverse personalità del mondo accademico nel tentativo di capire se quel vino glorioso poteva in qualche modo rivivere nel presente. Come in tanti altri territori, la fillossera aveva cancellato molte tracce del passato e bisognava ricostruire attraverso una delicata analisi filologica e ampelografica vitigni e zone di produzione di duemila anni prima.
Unica fonte di studio le poche piante rimaste nei vigneti domestici. Con l’aiuto dell’Università di Portici, Francesco riuscì nel corso del tempo a recuperare del materiale genetico “storico”, ricondotto in buona parte a cloni locali di aglianico, piedirosso e falanghina. Dopo quasi vent’anni di ulteriori studi e selezioni, riuscì ad avere barbatelle sufficienti per realizzare i primi impianti: a Sessa Aurunca, nella zona denominata Camarato, nacque così uno dei primi vigneti del “nuovo” Falerno. Per il giovane avvocato le ambizioni produttive non erano ancora centrali quanto gli stimoli storici e culturali che venivano da quella avventura, ma un lavoro di ricerca ha sempre bisogno di trovare una strada concreta e non passò molto tempo prima che a Cellole nascesse Villa Matilde.
La prima annata imbottigliata è la 1976, i vini prodotti ovviamente Falerno Rosso e Bianco, ma la doc verrà riconosciuta ufficialmente solo nel 1989. Dopo qualche anno è già tempo per una nuova scommessa: avendo fin dall’inizio l’abitudine di vinificare separatamente le diverse partite, gli Avallone (oggi al timone ci sono i figli Salvatore e Maria Ida) si accorsero vendemmia dopo vendemmia che alcune parcelle della Tenuta San Castrese, quella del primo impianto, producevano sistematicamente vini con una marcia in più. E’ il 1981 e nasce il vino da tavola Vigna Camarato, uno dei primi cru della giovane vitienologia campana. Inizialmente è un vino di impianto molto tradizionale, maturato in botte grande (non solo di quercia), dal corpo quasi esile rispetto all’incidenza dei tannini, col tempo diventerà un aglianico (con saldo di piedirosso) più moderno, ricco, concentrato, avvolgente.
Il vigneto da cui nasce non comunica visivamente una particolarità pedologica rispetto agli altri impianti della tenuta. Siamo a circa 6 chilometri dal mare, ad un’altitudine compresa fra gli 80 e i 140 metri, in una conca aperta solo sul Tirreno, circondata da una serie di montagne, tra cui svettano il Massico e il vulcano spento di Roccamonfina, una sorta di anello naturale che collega all’interno Gaeta e Sinuessa. In questo modo le colline che si affacciano sul mare sono ben protette dai venti e dalle perturbazioni che vengono da nord, per cui il rischio di gelate in primavera è minimo e d’estate le precipitazioni sono davvero scarse. Allo stesso tempo la vicinanza del mare fa sì che si determini un circuito di correnti e di brezze che mantengono freschi e asciutti i terreni, evitando che le piante soffrano eccessivamente le annate calde.
I fattori climatici certamente spiegano i caratteri di ricchezza aromatica e struttura che troviamo quasi sempre oggi nel vino Camarato, ma per la famiglia Avallone la sua personalità va attribuita soprattutto alla composizione dei terreni. Tutta la zona è contraddistinta dalla presenza di ceneri vulcaniche che hanno ricoperto gli strati calcarei, nel vigneto Camarato questi elementi si accentuano e sfumano allo stesso tempo, in un continuo alternarsi di colori e consistenze. Il suolo è povero di scheletro e di sostanze organiche, molto ricco invece in minerali, zolfo, azoto, potassio. Se a questo aggiungiamo l’equilibrio e la complessità che solo una vigna vecchia (circa 40 anni) può assicurare, ecco che il carattere di cru appare più chiaro.
Come sottolineato, il Vigna Camarato è progressivamente cambiato nei suoi trenta e più anni di storia, soprattutto verso la fine degli anni ’90. C’è stato modo di partecipare a diverse verticali condotte da Salvatore e Maria Ida Avallone col loro enologo consulente Riccardo Cotarella, che ha spesso indicato nella 1998 la vendemmia di “svolta” da un punto di vista tecnico.
In un’annata “normale” le uve del Camarato vengono raccolte manualmente nell’ultima decade di ottobre. Segue pigiatura soffice, fermentazioni di 20-25 giorni ad una temperatura controllata di poco superiore ai 20 gradi, con malolattica svolta in barrique. Anche la successiva maturazione è condotta in legno piccolo per 18-24 mesi (soprattutto rovere Allier, di primo, secondo e terzo passaggio) , prima di un ulteriore lungo affinamento in bottiglia.
Il Vigna Camarato è prodotto solo nelle vendemmie considerate all’altezza di reggere il prolungato invecchiamento: negli anni ’80 e ’90 sono stati saltati diversi millesimi, nel nuovo millennio manca la 2002, mentre l’ultima versione in commercio è la 2007, con una tiratura che si aggira attualmente intorno alle 10.000 bottiglie. Le uscite recenti si trovano intorno ai 40 euro in enoteca, mentre è diventato purtroppo molto complicato recuperare le vecchie annate, alcune delle quali ancora notevoli per personalità e fascino.
Zona Camarato della Tenuta San Castrese
Superficie: 5 ettari circa
Età delle vigne: tra 20 e 40 anni
Caratteristiche dei terreni: ceneri vulcaniche e materiale piroclastico su strati calcarei
Esposizione: Sud, sud-est
Altitudine: 80-140 metri s.l.m.
Sistemi di allevamento: filare, potatura a guyot semplice
Sesto d’impianto: circa 4.500 ceppi per ettaro
Villa Matilde
Indirizzo: S.S. Domitiana, Km 18 – Cellole (CE)
Telefono: +39 0823 932088
Sito Internet: www.villamatilde.it
Email: info@villamatilde.it
Superficie aziendale vitata: 130 ettari
Produzione annua (media): 700.000 bottiglie
Visite e vendita diretta in azienda: su prenotazione
Crediti foto di apertura: viaggiatoregourmet.blogspot.it