Dopo il focus sulla sottozona Furore della Costa d’Amalfi (link), passiamo alla sottozona Ravello.
Sottozona Ravello
Ravello, Scala, Minori e Atrani: sono questi i quattro comuni che definiscono la sottozona Ravello, quella che può essere considerata in un certo senso la “regina commerciale” della Costa d’Amalfi. Molto tempo prima dell’istituzione della Dop (1995), questa splendida località conosciuta per le sue meravigliose ville romane e per il paesaggio mozzafiato ha svolto il compito di vetrina privilegiata per i vini della zona.
A differenza di quanto sta accadendo oggi, con uno sviluppo dell’area affidato principalmente a piccole aziende, la storia del vino di Ravello è legata ad alcuni grandi marchi presenti sul mercato già dalla fine dell’800 e valorizzati soprattutto attraverso la fiorente attività dei più famosi alberghi del borgo. Risalgono all’800 la nascita di Episcopio (di proprietà del Grand Hotel Palumbo) e l’etichetta Gran Caruso, rilevata successivamente dalle Cantine Sammarco, vero e proprio simbolo degli anni ’60, quando Ravello e la Costa erano tappe obbligate per il jet set internazionale. Contrariamente ad oggi, era il rosato la tipologia trainante: buona parte della produzione commercializzata proveniva dalle vigne di Tramonti e solo in tempi recenti gli appassionati hanno avuto la possibilità di mettere meglio a fuoco i tratti peculiari dei vini di Ravello.
Rispetto a Furore, le colline di Ravello sono più chiuse, quasi incastrate tra le gole che guardano a Minori, godendo di un clima più fresco e umido. La maggior parte delle vigne si colloca tra i 400 e i 500 metri, preferibilmente su costoni che guardano a sud. C’è una netta prevalenza delle varietà a bacca bianca, biancatenera e biancazita su tutte, con vini che, nelle migliori espressioni, si caratterizzano per un profilo arioso e fragrante, senza mai perdere di vista un frutto comunicativo e rinfrescante.
Sottozona Ravello, le migliori aziende
ETTORE SAMMARCO
Via Civita, 9 – Ravello (SA)
+39 089-872774
www.ettoresammarco.it
info@ettoresammarco.it
La più conosciuta delle aziende di Ravello porta il nome del suo fondatore, Ettore Sammarco, che nel 1962 decise di dare vita ad un proprio marchio per trasformare e commercializzare le materie prime del suo ettaro di vigna in località Castiglione, ultima eredità di un patrimonio familiare che in passato aveva potuto contare su superfici assai più ampie di vigneti, uliveti e limoneti.
Erano gli anni d’oro per la Costiera e Ravello, e i suoi vini ebbero grande successo tra il pubblico nazionale e internazionale che movimentava la dolce vita della zona. Certamente più difficili furono gli anni ’70 e buona parte degli anni ’90, ma le bottiglie di Sammarco sono sempre state tra le più diffuse espressioni dell’area.
Da qualche anno Ettore è stato affiancato nella direzione della cantina dal figlio Bartolo e dalle figlie Antonella e Maria Rosaria, responsabili dell’amministrazione e della divisione commerciale. All’ettaro di proprietà si sommano circa 13 ettari, buona parte dei quali in affitto o in comodato d’uso, divisi fra oltre 30 conferitori.
Biancolella, San Nicola, biancazita, ginestra, biancatenera, pepella, aglianico, piedirosso: il top della gamma si incentra quasi esclusivamente sulla sottozona Ravello, con il Selva delle Monache Bianco, Rosato, Rosso e Rosso Riserva, il Vigna Grotta Piana Bianco e i due Costa d’Amalfi “generici” Terre Saracene, bianco e rosso.
I punti di forza della produzione di Ettore Sammarco sono sicuramente la costanza e il favorevole rapporto qualità-prezzo. Difficile trovare grandi salti da un anno all’altro, i vini sono tipici e riconoscibili, aperti ed espressivi fin dai primi mesi senza per questo diventare banali o scontati, tutti reperibili tra i 10 e i 18 euro in enoteca. Non c’è una vera e propria “etichetta di punta”, ma piccole modulazioni stilistiche che distinguono la linea più “classica”, quella dei Selva delle Monache, da vini appena più “moderni” come il Vigna Grotta Piana. Tocca invece al Selva delle Monache Riserva il ruolo di rosso da invecchiamento: versioni come quelle del triennio 2003-2005 hanno forse superato l’apice espressivo, ma restano punti di riferimento per la denominazione col loro passo leggero e rilassato, quasi “borgognone”.
Speciale Costa d’Amalfi – Le puntate precedenti
Costa d’Amalfi #1. Appunti di un viaggio verticale – link
Costa d’Amalfi #2. Area di produzione e vitigni – link
Costa d’Amalfi #3. Sottozona Furore, le migliori aziende – link