A cura di Paolo De Cristofaro
In collaborazione con Associazione Enologi Enotecnici Italiani – Sezione Campania
ANNATA 2020
FATTORI CLIMATICI E PRODUTTIVI
Inverno caratterizzato da temperature miti con piovosità moderata: condizioni che contribuiscono ad un germogliamento regolare, concentrato intorno alla metà di aprile.
Altrettanto tiepida la stagione primaverile, specialmente nella parte iniziale, contrassegnata da temperature leggermente superiori alla media e da precipitazioni nettamente più contenute rispetto all’annata precedente.
Solo una breve finestra più fredda e piovosa, coincisa con gli ultimi giorni di maggio e i primi di giugno, determina piccoli rallentamenti nei cicli di fioritura (iniziata comunque nei tempi canonici) e allegagione (avvenuta con ottime percentuali e andamento sostanzialmente uniforme).
Anche i mesi estivi sono segnati da condizioni “classiche”, quantomeno in rapporto agli standard climatici dell’ultimo ventennio. Da metà giugno alla prima decade di settembre dominano giornate calde e assolate, tipicamente legate all’insediamento dall’anticiclone delle Azzorre, alternate a qualche fase più torrida e afosa dovuta alla presenza di anticicloni di origine subsahariana.
Un andamento praticamente sovrapponibile a quello dell’estate 2019, come segnalano i dati termici (media delle temperature massime intorno ai 31°C tra luglio e agosto) e pluviometrici (precipitazioni di fatto assenti tra metà giugno e metà settembre).
Parallelismi che proseguono con l’inizio dell’autunno, sensibilmente più umido e capriccioso negli sbalzi meteorici, ma sempre contraddistinto da temperature al di sopra delle medie stagionali, con escursioni termiche più contenute del consueto.
Solo nel mese di ottobre il lungo periodo di calda stabilità cede il passo a condizioni più variabili e irregolari, con precipitazioni anche consistenti che interferiscono parzialmente con le attività vendemmiali nelle zone più tardive. Poi una nuova inversione di tendenza a novembre (decisamente più asciutto rispetto a 12 mesi prima), che permette di completare la raccolta senza patemi, anche nelle aree più estreme.
La 2020 si configura quindi come un’annata per molti versi “sorella” della precedente, sia dal punto di vista climatico, sia da quello produttivo (778.000 ettolitri di vino stimati da Assoenologi-UIV-ISMEA, ovvero un dato pressoché identico a quello indicato per la campagna 2019).
Vendemmia a conti fatti omogenea sul piano territoriale e viticolo, poiché il diario meteorologico ed agronomico si compone in maniera simile nei diversi distretti regionali. Il favorevole decorso stagionale ha infatti permesso di ottenere uve sane e mature tanto nelle aree pedemontane quanto nella fascia costiera, sui vitigni a bacca bianca come su quelli a bacca nera, con le cultivar precoci e con quelle tardive.
Aspettando di costruire un archivio di assaggi statisticamente significativo, la 2020 sembra insomma avere tutte le carte in regola per inserirsi nel gruppo delle recenti annate “neoclassiche”, trasversalmente positive per i vini campani. Le interpretazioni più promettenti evidenziano un ricorrente carattere “mediterraneo”, nel senso migliore del termine: variopinti, solari, armonici, mostrano interessanti punti di contatto con i 2019 più “didattici”, seppur con un leggero minus di fittezza, compensato da un plus di slancio.
Si incontrano di frequente bianchi gioviali ed “estivi”, non particolarmente polposi o affilati, ma presumibilmente attrezzati per fruttuose evoluzioni grazie al tonico scheletro citrino e alla pimpante spalla sapida, solitamente abbinata a misurati tenori alcolici.
Ed è sempre un’impronta “gourmand” a disegnare in queste prime fasi una quota rilevante di vini rossi, giocati su nitidezza fruttata, equilibrio e souplesse di sorso, più che su potenza strutturale e volume estrattivo, anche per effetto di tannini delicati e già piuttosto integrati nella dinamica gustativa.