A cura di Paolo De Cristofaro
DOP-DOC Costa d’Amalfi
Area viticola: Costiera Amalfitana
Provincia di Salerno
Denominazione di Origine istituita nel 1995, la DOP Costa d’Amalfi comprende 13 comuni dislocati in un’area impervia e frastagliata, che di certo non incoraggia colture estensive ma è ben conosciuta dagli appassionati di enogastronomia per una straordinaria serie di prodotti agricoli.
I viticoltori sono costretti ad operare su superfici estremamente limitate, veri e propri fazzoletti a picco sul mare strappati alla roccia e a pendenze vertiginose. Una viticoltura che non si può non definire eroica, che si distribuisce a varie altitudini risalendo dalle scogliere fino a quote a volte superiori ai 500-550 metri sul livello del mare.
La piattaforma geologica è rappresentata da rocce dolomitico-calcaree, che in più punti affiorano in superficie e costituiscono la base di tutti i terreni coltivati nella Costa d’Amalfi. Queste rocce sono state ricoperte in tempi più recenti da stratificazioni vulcaniche, perlopiù ceneri e lapilli, estremamente sciolti e drenanti.
Le variazioni nelle giaciture dei terreni sono senz’altro significative, ma i fattori che più incidono sull’espressività dei vini della zona sono maggiormente legati all’infinito puzzle di microclimi, altitudini ed esposizioni. Per molti versi è come se ogni terrazzamento rappresentasse un cru a sé stante.
Il disciplinare distingue ulteriormente tre specifiche sottozone, che incontriamo in quest’ordine muovendoci dal mare verso l’interno:
Sottozona Furore (comuni di Furore, Praiano, Conca dei Marini e Amalfi). È la sottozona più calda e aperta, siccitosa e ventilata: fondamentale, in questo senso, il gioco delle correnti ascensionali, che mitigano le giornate più torride con brezze provenienti dal mare, per poi restituire aria più fresca discendente dai monti Lattari durante le ore notturne.
Sottozona Ravello (comuni di Ravello, Scala, Minori e Atrani). È la sottozona storicamente più aperta agli scambi commerciali, grazie anche alla fiorente attività dei più famosi alberghi del borgo. Rispetto a Furore, le colline di Ravello sono più chiuse, quasi incastrate tra le gole che guardano a Maiori, caratterizzate da un clima più fresco e umido. La maggior parte delle vigne si colloca tra i 400 e i 500 metri e c’è una netta prevalenza delle varietà a bacca bianca.
Sottozona Tramonti (comuni di Tramonti e Maiori). È la sottozona più densamente vitata di tutta la Costiera, schiacciata tra l’aspro Valico di Chiunzi e le gole che piombano su Maiori. Qui la viticoltura ha diversi punti di contatto con quella tipica della aree più interne di Irpinia e Sannio, con raccolte tardive e una quota rilevante di piante centenarie sopravvissute alla fillossera, specialmente della varietà tintore (presente solo nell’enclave di Tramonti).
Il disciplinare prevede per la DOP sei tipologie, che possono essere declinate anche attraverso l’indicazione di una delle tre sottozone.
Si può produrre Costa d’Amalfi Rosso con percentuali variabili di piedirosso, sciascinoso e aglianico (nelle sottozone Furore e Ravello), mentre nella sottozona Tramonti è prevista la possibilità di utilizzare anche la varietà tintore (minimo il 20%). Discorso simile per il Costa d’Amalfi Bianco, prodotto con uvaggi di biancazita, biancatenera, ripoli (nella sottozona Furore), ginestra, fenile, pepella, e tanti altri ancora.
89,79 ettari è la superficie vitata idonea a produrre vini rivendicabili attraverso la DOP Costa d’Amalfi.
Nella vendemmia 2018 sono stati rivendicati poco più di 4.170 ettolitri, riferiti a quasi 70 ettari, per una produzione potenziale di poco superiore alle 555.000 bottiglie (Dati Agea-Sian).