A cura di Paolo De Cristofaro
Area viticola: Campi Flegrei e Isole Arcipelago Campano
Città Metropolitana di Napoli
Denominazione di Origine riconosciuta nel 1966, la DOP Ischia tutela le produzioni vinicole della più grande fra le isole dell’Arcipelago Campano, oltre che la più popolosa dopo Sicilia e Sardegna.
Insieme a Vernaccia di San Gimignano e Frascati, è stata la prima DOC bianca istituita in Italia, primato che non deve sorprendere per una lunga serie di ragioni storiche e produttive. Bisogna innanzitutto ricordare che Ischia è stata una delle principali porte di ingresso della viticoltura europea, grazie alla presenza dei coloni greci fin dall’ottavo secolo avanti Cristo.
Una tradizione agricola millenaria, che si è conservata in tutta la sua forza fino agli anni ’60, quando l’isola campana era uno dei territori italiani più densamente vitati. Migliaia di ettari di vigna oggi ridottisi a poche decine, in seguito alla feroce crescita edilizia che ha interessato progressivamente le aree insulari nel Secondo dopoguerra.
La zona di produzione comprende i 6 comuni in cui è diviso il territorio amministrativo. La base geologica è a tutti gli effetti sovrapponibile a quella che caratterizza l’area dei Campi Flegrei, la zona di terraferma più vicina (serve un’ora circa di traghetto dal porto di Pozzuoli). Originatasi come vulcano sottomarino, Ischia è conosciuta anche come “l’Isola Verde” per il particolare colore della sua roccia tufacea, ricoperta in superficie da stratificazioni vulcaniche di varia granulometria.
Lo scenario viticolo è comunque piuttosto eterogeneo: la proprietà è estremamente parcellizzata, gli impianti perlopiù di piccole dimensioni e si distribuiscono tra il livello del mare e i circa 600 metri delle terrazze alle pendici del monte Epomeo, la vetta più alta dell’isola. L’espressione “agricoltura eroica” è qui ben spesa, anche in ragione delle forti pendenze, che rendono quasi dappertutto impossibile il lavoro meccanizzato e richiedono l’ausilio di monorotaie per la raccolta, come accade ad esempio in Liguria, nelle Cinque Terre.
Piuttosto variegato anche il patrimonio ampelografico: i vitigni più diffusi sono piedirosso e guarnaccia (tra le uve a bacca rossa), biancolella e forastera (a bacca bianca).
Il disciplinare prevede cinque tipologie: gli Ischia Bianco e Rosso sono vini da blend, mentre le tipologie Biancolella, Forastera e Piedirosso (o Per’e Palummo) fissano nell’85% la quota minima delle omonime varietà da utilizzare.
116,96 ettari è la superficie vitata idonea a produrre vini rivendicabili attraverso la DOP Ischia.
Nella vendemmia 2018 sono stati rivendicati poco meno di 5.600 ettolitri, riferiti a poco di più 95 ettari, per una produzione potenziale di poco inferiore alle 750.000 bottiglie (Dati Agea-Sian).