A cura di Paolo De Cristofaro
La provincia di Avellino, conosciuta anche come Irpinia, si colloca nel cuore dell’Appennino Meridionale, in una zona ricca di colline e montagne, fiumi e laghi. E’ un territorio piuttosto frastagliato e storicamente poco servito dalle grandi strade di comunicazione, rispetto per esempio alle province di Caserta e Benevento, almeno fino alla realizzazione dell’Autostrada A16 Napoli-Bari, completata nel secondo dopoguerra. Confina a nord con il Sannio, ad est con la Puglia (provincia di Foggia) e la Basilicata (provincia di Potenza), a sud con la provincia di Salerno e ad ovest con quella di Napoli. La densità abitativa è tra le più basse del sud peninsulare e solo due dei 119 comuni che ne fanno parte superano i 20.000 abitanti.
Circa 7.500 ettari vitati, poco meno di 200 aziende imbottigliatrici, migliaia di viticoltori, tre vini a DOP-DOCG a cui si aggiunge una grande DOP-DOC provinciale, per un totale di circa trenta tipologie certificate: questi in sintesi i numeri che raccontano l’Irpinia del vino. Le aziende agricole sono nella maggior parte dei casi molto piccole e nella filiera rivestono un ruolo importante le centinaia di viticoltori che storicamente conferiscono le uve alle realtà imbottigliatrici, la stragrande maggioranza delle quali mette insieme produzioni inferiori alle 50.000 bottiglie annue.
Il quadro varietale è come nel resto della Campania estremamente composito. Tra i vitigni a bacca rossa domina l’aglianico, talvolta affiancato da piedirosso, sciascinoso, sangiovese, mantonico, con spazi marginali per uve internazionali come cabernet sauvignon e merlot. Fiano e greco guidano il gruppo per quanto riguarda le varietà a bacca bianca, con incrementi significativi negli ultimi anni per le parcelle coltivate a coda di volpe, falanghina e altre cultivar rare come il greco musc’, anche conosciuto come roviello bianco.