Anestetizzati da troppe retro-etichette ridondanti, autoreferenziali, surreali e il più delle volte inutili, rischiamo di non prestare attenzione a quelle che contengono consigli fondamentali per apprezzare al meglio un determinato vino.
«Servire alla temperatura di 14 gradi»: non spara numeri a caso, Alfonso Arpino, per aiutare ad inquadrare il suo Monte di Grazia Bianco 2012, blend di pepella, biancatenera e ginestra prodotto dalle vigne di proprietà a Tramonti. E aprirlo con largo anticipo, aggiungo io, perché solo dopo un paio d’ore dall’apertura riesce ad esprimere tutta la sua magnifica stratificazione.
Appena stappato, freddo, è praticamente muto al naso e tutto quello che sembra poter offrire al gusto è una scia acida quasi tagliente, abbinata ad un corpo sottile. Ossigeno e temperatura “giusta”, invece, lo colorano di richiami floreali e balsamici di commovente purezza, ulteriormente amplificati da suggestioni iodate. Praticamente impossibile, affidandosi solo all’intuito, battezzarlo bianco “mediterraneo”: profilo inequivocabilmente nordico anche in un sorso praticamente senza frutto, tutto scheletro e verve salina con chiusura all’insegna di lime e menta.
Giovanissimo, autorevole, indiscutibilmente uno dei più convincenti bianchi campani del 2012 assaggiati finora. Poche centinaia di bottiglie prodotte, sui 13 euro in enoteca. Esistono ancora i grandi vini da 11 gradi e mezzo, esistono.
Tramonti (SA)
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