LA CAMPANIA > 9. Colli Salernitani e Picentini

A cura di Paolo De Cristofaro

Colli Salernitani e Picentini

COLLI SALERNITANI E PICENTINI
Provincia di Salerno

Ad est del capoluogo Salerno, si sviluppa un piccolo distretto per molti versi “vergine” dal punto di vista vitivinicolo fino all’inizio degli anni ’90, cresciuto in maniera significativa nell’ultimo decennio.

E’ l’area dei Colli Salernitani e Picentini, che ha come fulcro le zone collinari dei comuni di Salerno, San Cipriano Picentino, Giffoni Sei Casali, Giffoni Valle Piana Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano, Pontecagnano e Campagna, con i centri di Battipaglia ed Eboli a fare idealmente da limite sud.

Comprensorio di radicata tradizione agricola, oggi si presenta fortemente urbanizzato verso la città e la costa, assai più verde e per molti versi incontaminato man mano che ci si sposta all’interno, in direzione del Cilento e delle montagne che fanno da confine naturale con l’Irpinia.
Da un punto di vista viticolo è tuttavia un’area entrata nella mappa produttiva regionale da poco più di vent’anni e ancora adesso abbastanza lontana da una conformazione distrettuale. Vigne ed aziende sono presenti a macchia di leopardo ed è nei fatti impossibile delimitare con precisione i confini geografici: non c’è al momento una specifica DOP a tutelare i vini prodotti in questa zona, che possono essere rivendicati soltanto attraverso l’IGP provinciale Colli di Salerno (oltre a quella regionale Campania).

Nonostante queste difficoltà, è importante inquadrare il comprensorio come una realtà ben distinta rispetto a quelli che si sviluppano nella Costiera Amalfitana e nella vasta area del Cilento. È una viticoltura perlopiù di bassa collina, con il grosso degli impianti posizionato tra i 100 e i 200 metri di altitudine, su pendii lievi e spesso pianeggianti.

I suoli sono caratterizzati da una certa variabilità, con prevalenza di argille e marne siltose, mescolate ad intercalazioni di calcari marnosi ed arenarie. Sono terreni poco tenaci e profondi, ricchi di sostanza organica, con notevole disponibilità di falde sotterranee e minerali.

La base ampelografica è sensibilmente diversa rispetto a distretti vicini, una delle poche in cui può avere senso menzionare varietà alloctone come merlot e cabernet sauvignon, che non vanno comunque considerate le cultivar di riferimento. Le incontriamo in alcune etichette di “punta”, ma il nucleo produttivo è incentrato oggi sui tradizionali vitigni campani: tra le uve a bacca rossa domina l’aglianico, affiancato da barbera, piedirosso, sciascinoso, primitivo e sangiovese, tra le uve bianche la varietà più diffusa è il fiano, con quote riservate a falanghina, greco, malvasia, moscato, trebbiano.