A cura di Paolo De Cristofaro
DOP-DOCG Fiano di Avellino
Area viticola: Irpinia
Provincia di Avellino
Denominazione di Origine Controllata e Garantita dal 2003 (la DOC venne riconosciuta nel 1978), la DOP Fiano di Avellino è la più ampia delle tre DOCG irpine per estensione territoriale.
L’area di produzione comprende 26 comuni, distribuiti nella sezione occidentale della provincia, attorno al capoluogo Avellino, tra la Valle del fiume Calore, la Valle del fiume Sabato e i pendii a ridosso del massiccio montuoso del Partenio. È un distretto piuttosto eterogeneo per altitudini, esposizioni e natura dei terreni, che mette in evidenza una serie di espressioni legate fortemente ai caratteri delle singole sotto-aree o addirittura delle singole vigne.
Le altitudini oscillano dai circa 300 agli oltre 650 metri sul livello del mare, la stessa variabilità si ritrova nei terreni, di base argilloso-calcarea con elementi vulcanici, di tessitura più sciolta in alcune zone, più tenace e compatta in altre, addirittura impianti su roccia viva in altri siti ancora. La zona più densamente vitata è quella che si sviluppa nel settore nord-est, a ridosso delle colline di Lapio, comune che ospita quasi un quarto delle superfici iscritte.
Il disciplinare prevede due tipologie: Fiano di Avellino e Fiano di Avellino Riserva, prodotte con uve fiano per almeno l’85%, mentre possono contribuire al restante 15% uve di greco, coda di volpe e trebbiano, insieme ad altre varietà raccomandate o autorizzate in provincia di Avellino.
È previsto un invecchiamento obbligatorio minimo di 12 mesi prima della commercializzazione per la tipologia Riserva.
551,68 ettari è la superficie vitata idonea a produrre vini rivendicabili attraverso la DOP Fiano di Avellino.
Nella vendemmia 2018 sono stati rivendicati oltre 23mila ettolitri, riferiti a poco più di 430 ettari, per una produzione potenziale di poco superiore a 3.145.000 bottiglie (Dati Agea-Sian).