Carmine Valentino (enologo) e Massimo Alois (produttore a Pontelatone, in provincia di Caserta)

Casavecchia elegante non è un ossimoro: Alois, Trebulanum 2010

Qualche settimana fa provavamo a ragionare  sullo stato dell’arte del Casavecchia casertano (link), anche in vista dell’imminente uscita sul mercato delle prime bottiglie vestite della fascetta di stato. Come sappiamo, infatti, nel 2012 è stata istituita la Dop Casavecchia di Pontelatone (link), che prevede un invecchiamento minimo di due anni dalla vendemmia prima della commercializzazione. Solo dall’autunno, dunque, operatori e appassionati potranno confrontarsi con la nuova denominazione, sul cui disciplinare non abbiamo mancato di sottolineare alcune perplessità.

Dopo l’ultima tornata di assaggi estivi, sono sempre più convinto che il vitigno casertano possa e debba esplorare – molto più di quanto accaduto finora – le proprie potenzialità da vino “quotidiano”, o quasi. Ha tutte le carte in regola, infatti, per proporsi come tipologia intermedia tra l’idealtipo “aglianico” e quello “piedirosso”, le due varietà campane che al momento occupano il centro della scena mediatica e commerciale. Ciò non vuol dire, però, che il Casavecchia non possa continuare parallelamente a coltivare le proprie ambizioni come rosso di struttura e complessità, capace di evolvere efficacemente per qualche anno.

Pontelatone (CE), vigna di proprietà dell'azienda Alois

Pontelatone (CE), vigna di proprietà dell’azienda Alois

Tra le realtà della zona che insistono in questa direzione c’è sicuramente l’azienda creata dalla famiglia Alois a Pontelatone negli anni ‘90. Cantina giovane, dunque, che tuttavia ha già alle spalle una storia significativa, passata anche attraverso una serie di rimodulazioni agronomiche e stilistiche. In una prima fase la gamma proponeva come vini di punta dei rossi (da aglianico e casavecchia, soprattutto) di impostazione decisamente “moderna”, ricchi ed estrattivi, apprezzati dalla critica di allora ma col senno di poi forse un po’ in debito di personalità territoriale. Da qualche anno a questa parte si evidenzia un percorso di alleggerimento, che non riguarda solo le scelte di cantina: sono state acquisite nuove vigne in collina, altre del nucleo storico sono state re-innestate, la stessa gestione delle potature e delle rese è stata riconsiderata nella prospettiva di materie prime meno concentrate, ma più dotate nei profumi e nel tenore acido. Cambiamenti che hanno inciso anche sulle gerarchie della proposta: al vertice della piramide ci sono oggi le etichette realizzate con le cultivar autoctone dell’Alto Casertano, casavecchia, pallagrello bianco (Caiatì), pallagrello nero (Cunto), (completano la gamma la falanghina Caulino, l’aglianico Campole e il blend da pallagrello nero e casavecchia Settimo).

Proprio il Trebulanum, da casavecchia in purezza, è stato investito dalla famiglia Alois del ruolo di portabandiera aziendale e non è un caso se si tratta dell’etichetta maggiormente modificatasi nel profilo rispetto alle prime versioni. Le uve provengono dalle parcelle di località Andelino e Cesone di Pontelatone, collocate intorno ai 180 metri di altitudine su suoli di natura pozzolanica, con buona presenza di minerali. Sono vinificate separatamente, con fermentazioni e macerazioni in acciaio di circa un mese, continui rimontaggi e pochi delestage, prima della lunga maturazione (almeno 18 mesi) in botti di rovere italiano da 80 ettolitri.

E’ dunque una delle prime selezioni in assoluto di casavecchia lavorata in legno grande, opzione di affinamento finora poco frequentata dai vini più importanti della zona. Che si rivela a mio avviso interessante, non tanto per una questione di inutili diatribe contro o a favore della barrique, quanto per il contributo dato nella scoperta di un profilo espressivo del vitigno per molti versi inedito. Meno intensità fruttata, più sfumature terziarie, impianto meno fitto e più arioso, ma soprattutto tannini, paradossalmente ma non troppo, più gentili.

Alois - Trebulanum '10

Il Trebulanum che ad oggi sembra meglio coniugare intenzioni e risultati a mio avviso è quello del 2010. Impressioni confermate da un recente riassaggio, che racconta innanzitutto di un vino estremamente giovane, integro, con ulteriori margini di crescita. Stapparlo con largo anticipo può essere una buona idea, perché la partenza aromatica è lenta, frenata da impronte riduttive quasi “gassose”, che si sommano ad accenti tostati, in buona parte riconducibili al legno. La sosta nel bicchiere letteralmente lo trasforma: emergono note di frutto chiaro, tra ciliegia e cocomero, la parte affumicata si alleggerisce e si armonizza in suggestioni di sottobosco, incenso, curry. L’ossigeno si rivela un prezioso alleato anche sul piano gustativo: inizialmente prevalgono le durezze, sia acide che tanniche, ma basta poco per coglierne i giusti contrappesi, affidati al frutto dolce, alla scalpitante sapidità, alla trama da peso medio grintoso e slanciato. L’aggettivo elegante non ne fotografa forse la forma, come detto selvatica e bucciosa, ma il progetto e la sostanza sicuramente sì. Il Casavecchia “respirabile” non è un’utopia. Lo si trova intorno ai 20 euro in enoteca.

Indirizzo: Via Ragazzano – Pontelatone (CE)
Telefono: +39 0823 876710
Sito Internet: www.vinialois.it
Email: info@vinialois.it
Superficie aziendale vitata: 30 ettari (14 ha di proprietà)
Produzione annua (media): 160.000 bottiglie
Visite e vendita diretta in azienda (su prenotazione)

 

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L'Autore

Paolo De Cristofaro

Paolo De Cristofaro

Irpino classe 1978, lavora a tempo pieno nel mondo del vino dal 2003, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione e il Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico di Gambero Rosso. Giornalista e autore televisivo, collabora per numerose guide, riviste e siti web, tra cui il blog Tipicamente, creato nel 2008 con Antonio Boco e Fabio Pracchia. Attualmente è il responsabile dei contenuti editoriali del progetto Campania Stories, nato da un’esperienza ultradecennale nell’organizzazione degli eventi di promozione dei vini irpini e campani con gli amici di sempre. Dal 2013 collabora con la rivista e il sito di Enogea, fondata da Alessandro Masnaghetti.
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