Già, ha ragione Paolo, si fa presto a dire Fiano di Avellino *. Figurarsi poi, se provassimo ad elidere la denominazione di origine e ci soffermassimo solo sul vitigno, nelle molteplici espressioni regionali. Nonostante la sua carica aromatica e la sua personalità, infatti, se assecondato dalla mano di chi lo produce, il fiano sa essere un’ottima lente d’ingrandimento del luogo dove nasce, moltiplicando così i possibili risultati nel bicchiere.
Basterebbe, per chiarirsi velocemente, prendere in esame il Fiano di Mila Vuolo di cui ho scritto recentemente (link) e questo. Il primo nasce sulle colline di Salerno, quello di San Giovanni 50 kilometri più a sud, da una vigna che lambisce il mare. Per gli appassionati più attenti non occorrerà neanche armarsi di calice e bottiglie per dimostrare quella che in fin dei conti è una evidenza a cui si giunge rapidamente anche solo osservando il territorio.
Oltre, ahimè, non ci possiamo spingere. Perché se in Irpinia le testimonianze di vario tipo, a partire proprio dalle bottiglie, non mancano (e sarebbe l’ora di spingersi in qualche valutazione che aiuti il consumatore), qui nel salernitano la storia del fiano è ancora tutta da scrivere. Il territorio, lungo duecento km di costa e ampio fino al Vallo di Diano e le montagne interne, tutto da esplorare, valutare, provare.
La storia di quest’azienda e di Mario Corrado e Ida Budetta, oltre il fascino che la contraddistingue, ha per noi una valenza speculativa interessantissima visto che, ad oggi, il Tresinus di cui scrivo nasce dall’impianto di fiano più prossimo al mare, in cui si tuffa, a Castellabate, da una trentina di metri. Nel suo tratto mediterraneo il vino è espressione del territorio che lo circonda, una riserva naturale dove Mario, architetto, e Ida, avvocato, hanno deciso di trasferirsi molto tempo fa, affrontando tutte le difficoltà dell’isolamento (dall’energia elettrica all’acqua corrente) per crescere i loro tre figli. Nonostante questa piccola azienda sia balzata agli onori della critica nazionale recentemente, l’anno di fondazione e il primo imbottigliamento risalgono al 1993.
Se avete in cantina questo 2008 è giunta l’ora di stapparlo, andare oltre significherebbe probabilmente solo comprometterne l’integrità. Il profilo olfattivo si è spogliato del frutto svelando la purezza minerale che riconduce al concetto dell’acqua di roccia tanto caro al nostro Giampòl Gravina. Muschio, erbe aromatiche, fiori gialli e passiti, balsami. Anche al palato il tratto fibroso si è alleggerito, non manca il volume, la persistenza salina, il calore cordiale nel finale che chiude sulla mandorla e sull’erbe.
Da servire freddo, senza alcun abbinamento. (Ma al tramonto e davanti al panorama che si gode dalla sua vigna).
L’annata 2012, ormai esaurita, si trovava in enoteca intorno ai 13 euro.
Agricola San Giovanni
Indirizzo: Punta Tresino – Castellabate (SA)
Telefono: +39 0974 965136
Sito Internet: www.agricolasangiovanni.it
Email: info@agricolasangiovanni.it
Ettari totali di vigneto: 4 ha
Bottiglie annue prodotte (media): 20.000 circa
Visite in azienda: su appuntamento
Vendita diretta e online