Oggi, nel nostro consueto appuntamento settimanale, scriviamo di un’azienda pressoché sconosciuta*.
Se se…
Fino a cinque anni fa un incipit così potevo ancora permettermelo, ma oggi, invece…da Canicattì a Bruxelles tutti conoscono Raffele Moccia e il suo Vigna delle Volpi. Persino dei suoi conigli o delle sette diverse zappe usate per sistemare questa vigna che si nasconde in una nuvola di sabbia appena s’alza il vento.
«Raffe’ sei diventato una star».
Ride, è imbarazzato e non sa che dire.
Sono le otto di sera e sono appena arrivato in cantina. Lui e Gianluca Tomaselli, il giovane consulente, armeggiano sulle vasche.
«Vuoi assaggiare i vini nuovi? Così mi dici che ti sembrano».
Stavolta rido io.
Non potevo mancare la dècima, come direbbero Carletto Ancellotti e i madridisti, visto che il primo Vigna delle Volpi fu imbottigliato nel 2002.
Mi chiede «com’è?»
Rido di nuovo. Ma come vuoi che sia? Sono anni che gli ripeto che un tonneau, seicento bottiglie di questo vino, sono una cattiveria. Dire troppo poco è un eufemismo.
Devo a Raffaele Moccia un grande merito: ossia quello di avermi fatto apprezzare più di ogni altro e prima di tanti altri la bellezza di un territorio, quello a ridosso di Napoli, che di brutture purtroppo non ne risparmia. Ancora di più, di avermi fatto vedere con il suo vino la bellezza del piedirosso su un territorio vulcanico come quello dei Campi Flegrei. Molto prima che potessi scoprire testi come quelli di Froio, che minuziosamente, oltre un secolo prima di noi, spiegavano la giovialità di questi vini, sottolineandone le affinità con i buoni Beaujolais.
Oggi, nel nostro consueto appuntamento settimanale, non scriviamo di un’azienda pressoché sconosciuta, ma ci permettiamo di segnalare, nuovamente, l’ultima annata del Vigna delle Volpi. A noi (riservandoci un giudizio più attento da qui all’anno prossimo ché avremo cura di farne opportuna scorta) e al nostro gusto ci è parsa più buona della precedente, già ottima. Un filo di potenza e di calore mediterraneo in meno, un tocco di finezza in più. Tra i 15 e i 18 euro in enoteca.
* Raffaele Moccia conduce l’azienda agricola ereditata dal padre in località Agnano, quartiere di Napoli. Una vigna storica di circa tre ettari, allevata in gran parte con il sistema della vecchia pergola puteolana. Piedirosso e falanghina soprattutto, ma non mancano in piccole percentuali altre varietà locali allocate sui pendii scoscesi e sabbiosi di matrice vulcanica che si trovano a ridosso del parco naturale degli Astroni. Oltre il vino si allevano conigli. Ottimi, anch’essi. In abbinamento coi Piedirosso buoni, magari cucinati in padella con qualche pomodorino del piennolo, ancora di più.
Agnanum – Raffaele Moccia
Indirizzo: Via Vicinale Abbandonata degli Astroni, 3 – Napoli
Telefono: +39 081 2303507
Sito Internet: www.agnanum.it
Email: info@agnanum.it
Superficie aziendale vitata: 4 ha
Produzione annua (media): 15.000 bottiglie
Visite e vendita diretta in azienda